martedì 17 maggio 2016

Esperienze in corso - Maggio 2016. UN’ESPERIENZA FORMATIVA

Di  Sara Genny Chinnici

La cooperativa sociale “Koinè” onlus di Novate Milanese, a partire dall’anno educativo 2012-2013, ha partecipato a un progetto di ricerca, del dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, dell’Università Milano-Bicocca. 

Doppio punto di vista - Maggio 2016. QUESTIONE DI TRASPARENZA

di Claudia Ottella

Il principio della trasparenza è un concetto che oggi viene utilizzato per definire la possibilità che deve essere data ai cittadini di accedere a tutte le informazioni che riguardano l’attività della Pubblica Amministrazione, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo democratico sulle istituzioni. 

Domandano si impara - Maggio 2016. QUANTE PAROLE? QUALI PAROLE?

di Elisabetta Marazzi

Parlare con bambini e adulti è talvolta più complesso di quanto non sembri e rimanda a saperi spesso dati per scontati o non considerati. In particolare, mi vengono alla memoria alcuni episodi d’interazione con i bambini, che vorrei raccontare.

Domandando si impara. Aprile 2016. PRESTO CHE È TARDI! QUANTO TEMPO ABBIAMO?

di Elisabetta Marazzi

La nostra vita quotidiana è governata da un continuo conto alla rovescia, da una costante rincorsa in cui siamo sempre a chiederci: “E adesso cosa facciamo?” o a dire ai bambini cosa devono fare, come se “fermarsi” e “stare” siano indicatori dell’inadeguatezza.
“Gli studi di sociologia del tempo considerano il tempo come il frutto di una costruzione sociale e di una dialettica tra il sistema di esperienza-condotta individuale e i sistemi collettivi di organizzazione delle attività. In questa prospettiva l’esperienza di socializzazione all’uso del tempo è per il bambino una forma di apprendimento e interiorizzazione dei modi di concepire e vivere il tempo in uso nella società cui appartiene” (A. Bondioli, G. Nigito, a cura di, Tempi, spazi, raggruppamenti, Edizioni Junior, Azzano S. Paolo, Bg, 2008). È la società a dettare sovente i tempi, è il contesto in cui viviamo a scandire i ritmi della vita di ciascuno e in questa scansione i bambini cercano di comprendere come tenere insieme tutti i loro pezzi: quelli della relazione, del gioco, dell’esperienza proposta dall’adulto a scuola e a casa. I bambini ci osservano, ascoltano e rispondono alle nostre, talvolta, troppo frenetiche richieste e quando provano a rallentare i nostri tempi li reputiamo poco interessati, inattivi o oppositivi. La loro inattività viene scambiata quasi per pigrizia anziché per bisogno di elaborazione degli apprendimenti e ridefinizione del proprio essere nello spazio e nel tempo di appartenenza: “La moltiplicazione di stimoli […] crea una massa di dati che chi li subisce non è messo nella condizione di poterli assimilare, nel nostro caso di renderli esperienza […] gli episodi non accedono ad unità, rimangono gli urti, gli chocs, le combinazioni casuali. Il comportamento rischia di perdere quella dimensione di riflessione indispensabile a renderlo atto libero e responsabile. Viene annullata la sensazione di appartenenza di sé rispetto ai propri vissuti” (P. Malavasi, a cura di, Pedagogia dell’ambiente, ISU, Milano, 2005).
Ecco allora che riappropriarsi del tempo e dei tempi di vita, di lavoro, di gioco e di ozio (inteso come un fare altro) permetterebbe ai bambini di occuparsi della narrazione di sé e delle esperienze vissute per rielaborarle e farle proprie. Impadronirsi nuovamente di tali tempi significa assumersi la responsabilità, in qualità di professionisti, di scegliere come organizzare e gestire i tempi dei servizi educativi in modo tale che siano efficaci per la narratività dei bambini e non per la richiesta acritica di alcune scelte sociali, per la narrazione di un processo e non per la realizzazione di un prodotto: “Una buona organizzazione è quella che presenta un disegno chiaro degli eventi della giornata, un’articolazione dei momenti di routine e di attività che si mantiene stabile nel corso del tempo […]. L’agenda della giornata non deve tuttavia essere assolta in modo rigido, ma così da tenere conto delle esigenze impreviste sia dei singoli che del gruppo e senza trascurare le ricadute educative che una tale organizzazione – con i suoi ritmi, scansioni e alternanze, con le esperienze e le attività che propone – può di giorno in giorno determinare” (Bondioli e Nigito, op. cit.).

Un bel dì il Cappellaio Matto di Lewis Carrol disse ad Alice: “Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io, non ne parleresti con tanta confidenza. […] Se invece ti fossi mantenuta in buoni rapporti con lui, farebbe fare al tuo orologio tutto quello che vuoi”... che avesse ragione?!

Doppio punto di vista - Aprile 2016. IL PROCESSO DI DOCUMENTAZIONE

Di Claudia Ottella


L’anno educativo si appresta a volgere al termine e nei servizi si fa strada l’urgenza di documentare e rendere visibili i percorsi di apprendimento che hanno attraversato la vita di scuole e nidi.

Esperienze in corso - Aprile 2016. INFANZIA, SERVIZI E QUESTIONI DI “GENDER”

Di Ginevra Rella

Negli ultimi mesi la polemica sui cosiddetti “libri gender” ha percorso l’Italia, talvolta riproponendosi nei servizi educativi purtroppo non nei termini di dialogo sull’educazione, quanto di battaglia ideologica.