giovedì 6 ottobre 2011

Si può discutere la qualità?

Abituato a dire quello che penso all'ultimo CPP di Bologna mi sono sentito di esplicitare alcuni pensieri e preoccupazioni che credo siano abbastanza nelle menti dei miei colleghi ma che purtroppo non hanno sfogo in alcuna sede. Se uno guarda la situazione lavorativa dei miei colleghi in ambito regionale scopre che una bella fetta è a contratto determinato, dai “capannelli” fatti fuori dalle sedi formative si scopre che coloro che sono in queste condizioni non hanno la garanzia di essere confermati già dal prossimo anno. La crisi investe tutto il comparto: i servizi ed anche i pedagogisti. Se non si affronta il problema veramente, diciamo di petto, il rischio è che si continui a parlare dei compiti del pedagogista, del suo fondamentale ruolo in relazione alla qualità dei servizi e alla gestione degli stessi, della loro valutazione e progettualità pedagogica, e ad un certo punto il pedagogista non ci sarà più. O meglio, saranno in un numero talmente ridotto che i suoi compiti saranno stravolti.

Questa è la prima superficiale analisi che si connette con la seconda sui servizi. Il coordinatore pedagogico ha senso di esistere laddove esistono i servizi, ma quanto resisteranno i servizi aventi le condizioni di qualità attuali? Oggi credo che il problema debba spostarsi necessariamente dalla alta qualità ad una qualità sostenibile. Ciò non deve diventare alibi per “buttare tutto a mare” ma il compito del pedagogista sta proprio lì, a verificare che anche un servizio non “eccelso” sia comunque un servizio in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni dell'infanzia e delle famiglie. Bisogna pensare a qualcosa di meno caro, che dia due ordini di risposte:
1- rendere i servizi per l'infanzia accessibili a CHIUNQUE ne abbia bisogno dunque meno cari
2- ridurre i costi anche rivedendo i parametri della qualità pedagogica
3- offrire opportunità di lavoro alle nuove educatrici, quelle che escono dall'Università e non sanno dove sbattere la testa
Impossibile? non credo, anzi credo che la forza della nostra ben consolidata cultura per l'infanzia ci dia la possibilità di riconoscere quali siano i paletti fondamentali, su cui non mollare, per tutelare bambini e genitori e per dare spazio alle nuove generazioni. Bisogna inventarsi servizi nuovi e non basta rendere flessibili solo quelli esistenti. Non ho la soluzione in tasca ma forse si può mettere in relazione la difficoltà a trovare lavoro per le nuove generazioni e i costi complessivi dei servizi. Comunque sia da qualche parte bisogna iniziare altrimenti ai cpp del prossimo anno saremo la metà.


ROBERTO MAFFEO



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