lunedì 4 giugno 2012

FANNO SCUOLA

Mentre disoccupati si avvelenano con il gas, operai si impiccano, pensionati si sparano e piccoli imprenditori si lanciano dalla finestra; mentre i lavoratori dei ceti più bassi muoiono come mosche della mancanza di rispetto per la loro umanità (che tale è la noncuranza in materia di sicurezza sul lavoro); mentre donne di tutte le età e le condizioni sociali crepano soffocate, battute, infilzate, fucilate per mano di uomini che almeno una volta hanno detto di amarle, è arrivato il terremoto a rendere tangibile l’avvicinarsi dell’apocalisse.
Anche prima dell’arrivo delle scosse, c’è stata una parola che ha cominciato a sollevarsi dalla catastrofe, questa parola è scuola.

A Brindisi i ragazzi hanno ricordato sui lenzuoli e su Facebook le parole del giudice 
Capponnetto: “La mafia teme più la scuola della magistratura”. Durante la manifestazione una studentessa ha detto al microfono: “Sono venuti nella nostra casa” intendendo la scuola.
Poi domenica 20 maggio è venuto il terremoto e la Protezione civile ha comunicato:
“Molta famiglie di sfollati sono state ospitate temporaneamente nella scuola di… ”Perché la scuola come edificio ha resistito al 6°grado, nessuna scuola è crollata, nessuno si è fatto male a scuola come invece è toccato a molti operai sotto i capannoni. Le scosse di martedì 29 hanno colto di sorpresa i ragazzi a scuola e tutti gli insegnanti presenti hanno testimoniato quanto siano stati bravi ad ottemperare alle regole da seguire in caso di terremoto, tante volte sperimentate nelle prova di evacuazione.

Anche perché i bambini le hanno sempre prese sul serio queste prove, tanto che in occasione di un precedente terremoto un bambino fece i complimenti alla Direttrice perché “sembrava proprio un terremoto vero”.

Ben altre le conseguenze nei capannoni dove hanno trovato la morte altri ancora.
Il terremoto è una livella, non è classista, sono morti insieme il padrone e l’operaio che stavano ripristinando lo stabilimento. Il terremoto non è razzista, sono morti fianco a fianco l’operaio marocchino o indiano e il compagno modenese.

“Le catastrofi sono come Tiresia: non vedono ma rivelano, additano verità.”
Questa volta hanno dimostrato che gli immigrati lavorano e reggono il peso del miracolo modenese delle aziende medie e piccole. Tarik lavorava e aspettava di ricevere degnamente la giovane moglie. Non solo lavorano, mandano i figli a scuola e questo significa che affidano il loro futuro a quello che considerano il loro paese, anche se non concede loro la cittadinanza. Kumar aveva due bambini che frequentano le scuole.

Ieri le lezioni sono state sospese anche a Modena città per permettere ai ragazzi di tornare nelle aule a riprendere quanto avevano lasciato e agli insegnanti di portare a casa i registri e i compiti in classe per poter fare gli scrutini. Anche le scuole del cratere hanno riaperto per due ore e Zakaria, che frequenta la 3C a Medolla,racconta all’inviato della Stampa: ”Ci siamo buttati sotto il banco. Ballava tutto, non riuscivo a tenermelo sopra la testa. Ma ora sono contento, ho recuperato il mio cappellino. Ciao giornalista”. A settembre le scuole riapriranno, ma intanto sono i ragazzi che fanno scuola.

Arturo Ghinelli

Nessun commento:

Posta un commento