martedì 27 novembre 2012

Sui "nidi": ma sanno di cosa parlano?





Ho letto l'articolo su D di Repubblica- sabato 17 novembre dal titolo " Nidi pubblici. Profitti Privati" (visualizza l'articolo)
A me ha colpito in particolare come, sia nella lettera sia nella risposta, l'Amministrazione locale venga presentata come incapace di gestire il bene pubblico, inefficiente, clienterale, corrotta.
Mi colpisce inoltre che si pensi ai nidi come luoghi che generano profitto che il privato, al contrario del pubblico,  sa utilizzare.
Mi chiedo se chi scrive e chi risponde sa qualcosa del costo dei servizi, dei limiti che il pubblico ha nella gestione diretta dei servizi, ecc.
Mi chiedo anche se davvero dobbiamo continuare a sentire queste offese per il lavoro delle Amministrazioni locali.
Credo anche che il privato che gestisce con coscienza e competenza in moltissime realtà si senta in altro modo offeso da questa pagina del giornale.

Forse dovremmo provare ( se condividete la mia impressione negativa della risposta) a dire qualcosa nel merito, almeno per aggiungere qualche elemento di informazione e  di problematizzazione sul tema complesso della  gestione dei servizi educativi.


Maria Cristina Volta

5 commenti:

  1. Penso che la risposta di Galimberti sia la chiara evidenza di una persona che non ne sa nulla di nidi nè di quelli pubblici nè di quelli privati. La risposta è doppiamente offensiva,per il Pubblico che viene tacciato di incompetenza- non capace nemmeno di guadagnare dai propri servizi-rimandando ai cittadini l'idea che una buona amministrazione dei servizi non sia il soddisfacimento dei bisogni e il benessere dei cittadini, ma il guadagno... ma offensiva anche per il privato, quello sociale che si impegna a difendere una identità che viene da lontano e che era ed è ancora costruito sulla mutualità e sulla solidarietà . C'è ancora qualcuno che pensa che ci sia un utile sulla gestione dei servizi nido, c'è forse qualcuno che non sa che le cooperative sociali gestiscono anche servizi nido in perdita per sostenere il lavoro dei propri soci utilizzando un utile in questo caso sì, per esempio, tratto dalle Case di Riposo???? C'è qualcuno che non vede lo sforzo di appartenenza al sistema dei servizi pubblici o privati che siano facendo costantemente i conti con quanto ci viene dato dalle Gare di Appalto spesso per fortuna non in Emilia Romagna al ribasso?? Ma ancora oggi occorre sostenere cos'è pubblico?, non è forse pubblico ogni servizio che si avvale di finanziamenti pubblici ,applica le leggi, non è confessionale, e fa sistema?? Quanti anni ancora dovranno trascorrere perchè ci sia un riconoscimento del lavoro delle mie colleghe educatrici che fanno 40 ore di formazione ogni anno, che lavorano 36 ore settimanali 33 delle quali frontali?? e tengono aperti i servizi dal 1 di Settembre al 31 Luglio, potendo anche Natale e Pasqua, e in un caso anche in Agosto per dare un servizio alle famiglie che in ferie non ci vanno. E allora penso che quella risposta contenga molte menzogne ed una verità, che occorra ripensare i servizi, con molta umiltà. Ma insieme.

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  2. Risposta a Umberto Galimberti in tre tempi

    Prima osservazione

    Mi sento chiamata in causa dalla lettera della coordinatrice Laura Cicuti/Cuciti e dalla sua risposta apparsa nel n. 817 D Repubblica. Dirigo il Centro Nascita Montessori, che da aprile 2011 sta gestendo un nido avuto in concessione dal Comune di Roma, tramite una regolare gara e non attraverso una qualche forma di spartizione condotta magistralmente, e magari non dicendo come, a cui allude Laura Cuciti /Cicuti. Il Centro non fa parte di alcuna consorteria, ha una storia di ricerca e di studio sul neonato e sullo sviluppo del bambino, ha uno staff di formatori di qualità, ha una grande esperienza nella realizzazione di servizi all’infanzia che risale agli anni ’70 quando ancora non esistevano altre associazioni no‐profit che se ne occupassero, insomma ha un profilo istituzionale e professionale che riscuote rispetto e stima in tutti gli ambienti degli addetti ai lavori. E cosa non da poco ha sempre dialogato con la cosa pubblica con atteggiamento laico e cooperativo. Per completare il quadro su questo punto aggiungo che ho avuto modo di conoscere, o meglio di vedere fisicamente‐ perché non c’è stato modo di scambiare alcunché ‐ gli altri tre Concessionari solo al momento della firma del Contratto. Dell’affermazione di Laura Cicuti/Cuciti che saremmo tra i soliti grandi nomi, prendo solamente la seconda aggettivazione che ci riconosce appunto grandi, da interpretare per qualità di esperienza, perché faccio presente che noi non siamo i soliti poiché costituiamo una piccolissima enclave all’interno del vasto panorama dei nidi romani, gestendo solo 2 nidi convenzionati e 1 in concessione.
    Certo abbiamo aperto il nido in tempi brevi ma, tra la comunicazione ricevuta a gennaio dell’affidamento e l’effettiva apertura ad aprile, abbiamo avuto il tempo necessario per preparaci, per il resto mi verrebbe una battuta “siamo bravi”. E questo è tanto più vero se si pensa che in quel breve tempo siamo riusciti a organizzare e riallestire gli spazi anche con arredi nostri, a preparare i materiali e le proposte di attività per i bambini, a selezionare il personale mancante, e a incontrare i genitori sia in gruppo sia in colloqui individuali con la coordinatrice e le educatrici di riferimento.
    Faccio notare a Lei e ricordo alla Laura Cicuti/Cuciti che il nostro nido in concessione è sottoposto, al pari dei nidi convenzionati, alle procedure di valutazione del Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici del Comune di Roma: presentazione del resoconto semestrale, visite periodiche da parte della coordinatrice centrale di riferimento , costruzione del Dossier del nido, visite dei dirigenti amministrativi e delle dietiste del Municipio di riferimento, tutte pratiche che, se pure modificate e in qualche misura ridimensionate nel tempo, sono il segno di un grande e interessante lavoro per la costruzione di un sistema integrato di servizi pubblico e privato. Le educatrici, oltre alla formazione fornita direttamente dal Centro, partecipano al pari di tutti i nidi comunali e di quelli convenzionati alla formazione fornita dal Dipartimento. Quindi l’idea adombrata da Laura Cicuti/Cuciti che il nido in concessione sia un elemento autoreferenziale ed estraneo alla rete dei servizi all’infanzia di Roma è completamente fuori bersaglio.

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  3. Risposta a Umberto Galimberti in tre tempi

    Seconda osservazione/prima parte

    E ora vengo ad una affermazione di Laura Cicuti/Cuciti, che per essere avanzata da una coordinatrice del Comune di Roma e quindi interna alle problematiche dei servizi, mi ha fatto sobbalzare, tanto più che diventa l’oggetto principale della Sua risposta. Secondo Laura Cicuti/Cuciti i nidi darebbero un profitto alle casse comunali (sic) che secondo Lei , Galimberti, il Comune potrebbe incamerare.
    Ebbene il vantaggio, il profitto che i Comuni traggono dalla gestione diretta o indiretta dei nidi è dato unicamente dalla qualità di vita che, con quei servizi, offre alle famiglie; per il resto, al pari di tutti i servizi socio‐educativi, i nidi costituiscono una spesa, buona e giusta, a carico dei Comuni che devono assicurare ai bambini un articolato sistema di opportunità educative e sostegni alla crescita e alla formazione dell’identità personale e sostenere le famiglie promuovendo anche la conciliazione delle scelte professionali e familiari di entrambi i genitori. Del costo complessivo del nido, la retta delle famiglie costituiscono solo una parte e in particolare le quote che sono chieste alle famiglie romane sono tra le più basse d’Italia. Per conoscere l’entità e la composizione dei costi dei nidi basta fare una buona lettura del resoconto analitico che ne ha fatto il CNEL (2010),da cui risulta, peraltro, che il costo del personale pesa perlomeno per l’84%.
    Laura Cicuti/Cuciti si chiede retoricamente quale sia il problema che impedisce o ostacola l’espansione della gestione diretta dei nidi. La risposta che Lei, Galimberti, offre è semplicistica, demagogica e davvero antipolitica.
    Da alcuni anni, diverse Regioni e diversi Comuni, anche i più virtuosi, hanno avvertito l’insostenibilità dei costi dei nidi e a fronte della necessità di espandere l’opportunità di accesso alle famiglie, hanno inaugurato formule di accreditamento e convenzionamento con nidi privati, tentando di costruire un sistema integrato pubblico/privato all’interno di una governance pubblica. I servizi socio‐educativi per la prima infanzia continuano quindi ad essere un bene pubblico: è la “mano pubblica”, infatti, nelle sue articolazioni centrali e in quelle regionali, che definisce e deve definire i parametri organizzativi, gli standard di funzionamento, le regole di garanzia della piena accessibilità per tutte le bambine e tutti i bambini ed è quindi la mano pubblica che, in buona sostanza, delinea i caratteri fondamentali (standard strutturali dei servizi, parametri educatori/bambini, parametri personale ausiliario/bambini, calendari e orari di apertura, criteri di accesso, norme inerenti l’esternalizzazione delle caratteristiche dei servizi) della gestione e, dunque, dell’economia di questi servizi. Il privato sociale da parte sua porta il contributo di costi più contenuti sia per formule organizzative meno congelate rispetto a quelle comunali e sia per l’applicazione di contratti nazionali di lavoro di minor retribuzione.

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  4. Risposta a Umberto Galimberti in tre tempi
    Seconda osservazione/seconda parte

    La logica dunque che presiede a tutto questo è la logica della sussidiarietà di risorse e di iniziative del privato sociale, attivate all’interno di una rete e di un quadro di regole pubbliche che impediscano di far scivolare i servizi socioeducativi alla prima infanzia nella logica mercantilistica o nel terreno del business, conforme di impiego irregolari, mancato rispetto dei rapporti numerici tra educatori/ausiliari/bambini, povertà della progettualità educativa e con titoli professionali inadeguati.
    Il percorso descritto è avvenuto anche a Roma. Forse quello che è venuto meno, in questi ultimi anni, è stata la discussione della visione del governo cittadino attorno ai servizi educativi alla prima infanzia e attorno al completamento del sistema integrato: il privato convenzionato è ancora minoritario, subalterno nelle scelte delle politiche educative della città, basti pensare ai dilatori pagamenti a cui è sottoposto il privato sociale. Nel Lazio manca ancora una legge regionale che rimetta ordine, dia regolamentazione a quanto negli ultimi anni si è registrato di innovativo, anzi si è corso il rischio di una proposta di legge, fortunatamente saltata per lo scioglimento del Consiglio Regionale, che avrebbe dato corso al fiorire di situazioni in cui si sarebbero accolti bambini piccoli (servizi domiciliari con poche ore di formazione e assenza di titolo di studio specifico, baby parking , nidi parrocchiali affidati a volontari senza specifico titolo di studio, ecc.) senza soddisfare criteri di professionalità e adeguatezza educativa nel rispetto dei diritti e dei bisogni dei bambini e delle loro famiglie.

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  5. Risposta a Umberto Galimberti in tre tempi
    Terza e ultima considerazione
    Ultima considerazione è attorno al titolo del suo pezzo, quanto mai improprio in relazione alla nostra partecipazione al bando del Comune di Roma che metteva 5 nidi in concessione con uno scandaloso abbattimento del costo mese/bambino a meno 500 euro. Per comprendere lo scandalo La prego ancora una volta di far riferimento al resoconto CNEL e di considerare che anche l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici è intervenuta per segnalare al Comune di Roma l’incongruità della cifra indicata.
    a decisione del Centro Nascita Montessori di partecipare, nonostante l’evidente impossibilità di sostenerne le spese, è stato una scelta direi contro ogni regola aziendale e tuttavia presa con ragionata determinazione

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