venerdì 7 dicembre 2012

Ancora sui"nidi": ma sanno di cosa parlano? Lettera aperta al Prof. Umberto Galimberti

Gentile prof. Galimberti, gentile signora Laura Cuciti,
Sollecitati da alcune affermazioni contenute nella lettera e nella risposta pubblicata su D del 17 novembre 2012, consapevoli della complessità del tema, richiamiamo la Vostra attenzione su ulteriori e, dal nostro punto di vista, imprescindibili elementi di contesto normativo e organizzativo che connotano il sistema per la prima infanzia nel nostro paese.
Proprio perché “il problema nidi è una questione molto seria” è importante ribadire che
    •  Il nido d'infanzia è un luogo educativo, che definisce le opportunità e la qualità della vita dei suoi cittadini a partire dai piccoli, e rende civile una nazione. La sua gestione è delicata perché il bambino è piccolo: il personale deve svolgere molte funzioni contemporaneamente, dall'accudimento ad una buona progettazione pedagogica che garantisca esperienze di gioco, di apprendimento e di autonomia. E' un servizio che ha bisogno di personale preparato, motivato, appassionato. E basta entrare dentro un nido d'infanzia per capire che tutto questo c'è! In più, negli ultimi anni, nonostante la crisi economica, è stato uno dei settori che ha offerto molte opportunità di lavoro.
Ma in merito alle questioni da Voi poste circa costi, sostenibilità ed espansione dei servizi è opportuno aggiungere altre informazioni:
    1. In considerazione dell'età, il rapporto educatore bambino oscilla da 1-5 a 1-8/10. Ne consegue che il nido ha dei costi di gestione alti e il personale incide del 84,4% sui costi complessivi, come calcolato dallo studio del CNEL ( Osservazioni e Proposte “NIDI E SERVIZI EDUCATIVI INTEGRATIVI PER L'INFANZIA - Orientamenti per lo sviluppo delle politiche a partire dall'analisi dei costi” 20 maggio 2010) insiem e al l'indagine sviluppata dal Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia (GNNI), e dove si legge anche che “il personale impiegato in un servizio educativo è insieme il suo maggior costo, ma anche il principale elemento su cui si fonda la sua qualità ; cercare risparmi sui costi del personale induce instabilità organizzativa e tendenza al turn over, che sono due elementi che insidiano la qualità”(pag.30)
    2. I comuni da alcuni anni, per dare risposta ai bisogni delle famiglie e per avvicinarsi alla percentuale di offerta del 33% prevista dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002, hanno agevolato la nascita di asili nido privati riservandosi, attraverso percorsi di accreditamento, il monitoraggio e il controllo della qualità .
    Nello studio CNEL sopracitato si legge che infatti “il sistema ha necessità di integrare iniziativa pubblica e privata per espandersi attraverso la forza del pluralismo dei protagonismi e solo il sostegno pubblico alla copertura dei costi può consentire all'iniziativa privata di integrarsi pienamente nella rete delle opportunità accessibili ai bambini e alle famiglie in modo generalizzato ed equo”.
    3. Il sostegno pubblico si sviluppa su molti livelli: possibilità di utilizzare strutture esistenti (come segnalato dalla lettrice di Roma), affitti agevolati, utenze pagate da enti, interventi sulle rette, per citare solo i casi più frequenti. Gli enti locali più virtuosi (comuni e regioni) hanno strutturato un sistema dove la gestione pubblica e privata si incontrano e non si scontrano, perseguendo l'obiettivo di aumentare una offerta di qualità.
    4. I servizi nido d'infanzia messi a bando e quindi oggetto di gara, sono nella maggioranza dei casi gestiti da cooperative sociali che “non hanno scopo di lucro”. Per questi alti costi e per restare all'interno di un pareggio di bilancio, la gestione di un nido d'infanzia richiede molto attenzione e quindi non si configura certo come servizio ad alta redditività.
Pensiamo tuttavia che non sia sufficiente sancire che i nidi d'infanzia sono servizi fondamentali (L 42/2009), occorre affermare che essi sono un diritto esigibile per tutti bambini.
Noi troviamo scandaloso il fatto che:
    1. Sia difficile trovare luoghi e tempi dove parlare di cultura d'infanzia e dei suoi tanti significati: cura, continuità, apprendimenti, autonomia, senso degli altri, collaborazione, ambiente pulito e sicuro, sviluppo, crescita, futuro, per indicarne solo alcuni. Si dice che “dove sta bene un bambino stanno bene tutti” ma manca da anni un Piano Infanzia a livello nazionale che preveda fondi adeguati;
    2. Esista una disparità enorme tra le varie Regioni rispetto alla presenza di servzi e il Sud continua ad essere quello più carente e dove anche l'occupazione femminile raggiunge una percentuale bassa;
    3. Non si stia affermando la cultura della governance che dovrebbe tenere uniti, in una logica di qualità, di efficienza ed efficacia il servizio pubblico e quello privato e garantire pluralità dei soggetti gestori.
Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia

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