mercoledì 8 maggio 2013

Che cosa succede a nostro figlio se ci separiamo?

È una domanda che ho ricevuto più di una volta e la risposta non è semplice. Verrebbe da dire: possono succedere tante cose e non accadono a tutti le stesse cose.
La separazione di una coppia rappresenta sempre un evento traumatico. È traumatico per gli adulti e lo è anche per i bambini.
Che cosa fare, nella pratica?
Ci limitiamo qui ad alcuni suggerimenti operativi.

Innanzi tutto, la separazione riguarda la coppia e non il bambino. Si separano i genitori, ma il bambino non si separa e li conserva entrambi. Dipende perciò da come i genitori si separano, se lo fanno in modo consensuale e riescono a prendere accordi con sufficiente serenità e fanno scelte condivise per quanto riguarda la gestione della vita quotidiana e l’educazione del figlio o della figlia. Se al contrario la separazione è accompagnata da rancori e litigi, la situazione sarà difficile e il bambino ne risentirà. In altre parole, occorre evitare che lo stress degli adulti ricada sui figli.

Fa anche la differenza se i genitori continuano ad abitare sotto lo stesso tetto (per necessità economiche e contingenti) o se uno dei genitori esce di casa. Sia nel primo che nel secondo caso è utile avere delle attenzioni.
Innanzi tutto, mai litigare davanti al bambino, evitare le discussioni pesanti in sua presenza, non manifestare emozioni negative di fronte a lui: potrebbe convincersi di essere lui la causa di tutto questo.
Se poi uno dei coniugi lascia la casa e va ad abitare altrove è utile che preveda uno spazio adeguato per il bambino. I bambini delle coppie separate devono a volte sobbarcarsi faticosi pellegrinaggi di andata e ritorno da un genitore all’altro. Ad esempio, durante la settimana si dorme dalla mamma, ma un week end sì e uno no si va a casa di papà e questo comporta la preparazione dello zainetto con tutto il necessario, con la preoccupazione da un lato di dimenticare qualcosa o di non restituire dall’altro tutto secondo le indicazioni ricevute. A volte la nuova casa non prevede uno spazio specifico per il bambino e mancano tutte le attrezzature necessarie (ad esempio il seggiolone) e questo può portare il bambino a pensare che non ci sia posto per lui.

È importante evitare domande imbarazzanti o che potrebbero mettere in difficoltà il bambino, come ad esempio con chi era, com’è la casa, com’è la nuova partner, ecc.: il bambino non deve trovarsi nel ruolo di chi deve riferire ciò che ha visto, sentito o provato.
Il bambino ha bisogno dell’affetto di entrambi e quando uno dei due partner (o entrambi) esprime giudizi o manifesta più o meno apertamente mancanza di stima nei confronti dell’altro crea senz’altro un problema. Il bambino non ha strumenti per reggere la situazione intricata e fa confusione oppure va nel panico. Può anche arrivare a capire che è stato lui ad avere sbagliato o a gestire male qualcosa, anche se non sa bene che cosa.

Aggiungiamo ancora che i bambini hanno sempre il diritto alla verità. Non bisogna ingannarli. Un figlio deve avere la chiarezza che se i genitori si sono separati fra loro, questo non significa che si sono separati da lui. Bisogna inoltre evitare strappi e traumi. Un padre che sparisce all’improvviso rappresenta un fattore importante di stress. È importante preparare le cose e portarle avanti con gradualità. Dire la verità non significa che occorre dire tutto subito, ma si può presentare la cosa al bambino poco per volta, lasciandogli il tempo di prendere atto di ciò che sta succedendo.

Infine occorre mantenere sempre gli impegni presi. Un bambino costruisce quadro affettivo intorno alle promesse degli adulti e un semplice appuntamento mancato può creare una ferita anche dolorosa. Conseguentemente è importante evitare i bambini come strumento di rancore (se non addirittura vendetta) nei confronti dell’altro. A volte succede che un partner denigri l’altro davanti ai figli, oppure che faccia delle scelte in modo tale da non rispettare gli impegni presi, come ad esempio rendere difficile le visite all’altro partner oppure trovare forme per rendere difficoltoso l’incontro con i figli. In questo modo si creano situazioni di disagio e di stress anche per i figli, perché avvertono la necessità di difendere l’altro genitore, oppure si sentono colpevoli per qualcosa che ritengono di avere fatto.

qu.bo.

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