giovedì 30 maggio 2013

Giù le mani dalla scuola 3-6

Franco Frabboni dedica un lungo editoriale su “Infanzia” n. 2, marzo aprile 2013, a una disanima della situazione dei bambini e delle bambine nella società contemporanea.

Sviluppa alcune considerazioni specificamente mirate sui servizi per l’infanzia.

Riprendiamo il paragrafo dedicato alla Scuola 3-6, che condividiamo pienamente e su cui invitiamo a intervenire con valutazioni e suggestioni.

In queste settimane i quotidiani nazionali hanno alzato al cielo un grido d'allarme: la nostra gloriosa scuola dell'infanzia veste a lutto. Piange il suo smantellamento sotto i colpi di piccone del primo decennio del secolo: meno risorse agli enti locali, meno edilizia, meno posti-bimbo, meno insegnanti, meno ausiliarie.

Risultato: meno qualità educativa. Su queste macerie, le Ministre dei primi due lustri del secolo hanno trasformato la scuola tre -sei in un parcheggio fai-da-te, sfigurandola sia con la nidizzazione in entrata (porte aperte ai pupi di due anni e mezzo), sia con la liberalizzazione della sua terminalità (a cinque anni e mezzo si può debuttare nell'obbligo). Popolata di mezzi-anni, la prima scuola dovrà giocoforza rinunciare al ruolo di architrave del sistema formativo di base.
Critichiamo aspramente l'ultima Ministra di viale Trastevere per il suo 'strabismo" nei confronti della scuola dell'infanzia. Le ha attribuito, con accanimento, un basso quoziente educativo: tanto da relegarla a servizio non prioritario per la famiglia. Le sue parole in libertà contro la Scuola dell'infanzia sono state lo specchio della sua ignoranza pedagogica nei confronti della scuola tre-sei: ininterrottamente fuori dal suo monitor. In particolare, ha più volte confessato di ignorare che vent'anni fa la rivista statunitense Newsweek proclamò Reggio Emilia la città titolare della scuola dell'infanzia più bella del mondo! Come dire, non ha mai saputo che l'Oscar attributo all’ Italia premia ancora oggi le sue scuole tre- sei che offrono giornate educative negli atelier (linguistici, pittorici, manipolativi, musicali e teatrali) e non nei banchi: dove i bambini sono costretti al silenzio e all'immobilità.
Perché Ministra ha strappato le ali alla seconda infanzia e alla sua scuola, senza conoscerle? Perché è stata sorda alla rumorosa protesta dei genitori che nei loro festosi girotondi reclamavano più Scuola dell'infanzia? Loro sono ben consapevoli di questa straordinaria occasione formativa per i loro figli: diventare bambini assaporando una scoperta dopo l'altra lungo i magici sentieri della conoscenza e della creatività. Per le bambine e i bambini frequentare la scuola tre-sei significa rubare gli occhi a Forrest Gump, significa disporre di sguardi che penetrano nel loro mondo di cose e di valori.
Di più. Significa guardare con la testa stralunata, persa nel vuoto. Felici di rincorrere una "piuma" che volteggia in cieli illuminati dal loro sorriso. Mai sazi di azzardare lo scacco dell'inattuale e dell'ignoto.

Franco Frabboni

Nessun commento:

Posta un commento