lunedì 24 giugno 2013

A proposito di...
Noi siamo concentrati nel mondo


bambini, aprile 2013, pp. 6-12


L'articolo “Noi siamo concentrati sul mondo”, pubblicato su BAMBINI nel numero di aprile 2013, è interessante per una molteplicità di ragioni.

La prima cosa che si nota è che è un testo scritto a più mani, è stato redatto da sette autori ed è a cura del Coordinamento Pedagogico del comune di Torino. Si tratta, infatti, di una rassegna sintetica di alcune attività svolte in alcune scuole dell'infanzia (un'attività con gli elastici, gli sforzi di un gruppo per realizzare una scala mobile, l'esperienza dell'utilizzo del computer nella scuola dell'infanzia, ecc) e appare evidente che dietro gli esempi presentati in modo semplice c'è un lungo e accurato lavoro.

In merito vorrei accennare a tre aspetti.

Innanzi tutto, appare in modo abbastanza evidente che si tratta di uno stile di lavoro diffuso, almeno nel contesto dei servizi per l'infanzia della città di Torino. Non viene presentata, infatti, una singola esperienza, ma viene offerta una riflessione unitaria (sono molti pedagogisti che firmano insieme il contributo) e questo fa pensare ad un progetto diffuso su un territorio. È evidente, infatti, che le esperienze proposte costituiscono estratti di attività di progetti più ampi. Questo significa che nel contesto di una città grande le esperienze di educazione scientifica non costituiscono una nicchia, ma rappresentano un sistema diffuso.

In secondo luogo, appaiono con frequenza le parole degli insegnanti: si tratta di commenti sulle cose dette e/o fatte dai bambini o anche sulle proprie azioni. Gli insegnanti, in altre parole, riflettono su se stessi e sul proprio lavoro, svolgono una sorta di auto chiarificazione riguardo a ciò che avviene in aula e nel corso delle attività.

In terzo luogo, si tratta di un approccio all'educazione scientifica che potremmo definire “con le mani in pasta”. L'obiettivo di fondo che le diverse esperienze sembrano riflettere riguarda la possibilità che i bambini possano intervenire in modo efficace sui fenomeni e sulle situazioni. In altre parole, i bambini soprattutto “fanno delle cose”, mettono le mani, interagiscono, scambiano informazioni, provano e riprovano. Le esperienze proposte costituiscono perciò un' immersione nei fenomeni e nei fatti, anziché un'astrazione

E' perciò pienamente condivisibile l'opinione espressa dagli autori secondo i quali la scuola deve prendere le distanze dalle “vischiosità delle abitudini didattiche” (come dichiarato a pag. 11) che spesso prevalgono sulla freschezza delle esperienze proposte ai bambini.

qu.bo

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