mercoledì 23 ottobre 2013

A proposito di...
La lepre che corre e innova

Commento all'articolo “ La lepre che corre e innova…” di Enzo Catarsi
Bambini settembre 2013

Dott.ssa Susi Panchetti
Studentessa UNIFI Scienze della Formazione
Corso L.M. Dirigenza scolastica e pedagogia clinica
 
Il bambino, che in ambito giuridico nel corso del Novecento è passato da “oggetto di tutela” a “soggetto di diritto”, è oggi definito “cittadino in crescita” titolare di diritti sociali e civili, tra cui quello all'educazione e all'istruzione. Parallelamente a questo, ha progredito anche il processo evolutivo del nido, che si è visto modificare radicalmente le finalità, insieme con la titolarità del soggetto attuatore. Infatti l'evoluzione della legislazione italiana in tema di asili nido ha progressivamente assegnato al servizio sia funzione educativa che formativa, aggiunte a quella basica di custodia del bambino. 

Dato che l'ingresso al nido d'infanzia rappresenta spesso per la famiglia il “debutto in società ” per il piccolo, è indispensabile che ciò avvenga in un ambiente ad hoc quale è appunto il nido e, soprattutto, che esso non venga sostituito per motivi economici con il cd. anticipo alla scuola dell'infanzia (che nel nostro paese raggiunge la quota del 5% dei bambini all'età di due anni, con quote molto alte nel meridione). Il contesto ambientale influisce sulle nostre emozioni e sulla nostra capacità di rispondere agli stimoli; nonostante il nido abbia prevalenza nel settore corporeo, non omette quello mentale, suscettibile di ampliamento nella scuola dell'infanzia. Questi aspetti del percorso dell'essere umano rappresentano ragguardevoli opportunità, preziosamente multisfaccettate, per l'armonico sviluppo del bambino. Numerose ricerche in campo, economico e sociologico, dimostrano che oggi la relazione scuola-famiglia influisce sia sul benessere globale dei bambini sia sul loro profitto scolastico, ecco perché la relazione insegnanti/genitori deve avere necessariamente un aspetto di complementarità nel processo di formazione dei soggetti più piccoli.
L'Italia, come membro dell'Unione Europea, è tenuta ad osservare la programmazione del Fondo Sociale Europeo, all'interno del quale la strategia definita “Europa 2020” -“Europa 2020” è stata ratificata nel Consiglio Europeo del 17 giugno 2010 - (che si può riassumere in una “crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”) intende evidenziare l'importanza di un sostegno dei sistemi d'istruzione e formazione a garanzia della realizzazione personale, sociale e professionale dei cittadini, accanto alla prosperità economica. Tutto ciò avverrà soltanto se il sistema d'istruzione sarà visto come “ascensore sociale”, capace di riqualificare e ri-orientare l'offerta per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Alla luce di questo, risulta improcrastinabile potenziare l'offerta di attività e servizi per l'infanzia, così come suggeriti dall'emerito Prof. Enzo Cartarsi , nell'ottica di un consolidamento di un modello educativo “zero-sei” rispondente ai bisogni dei piccoli e delle loro famiglie. L'efficacia del decentramento Stato-Regioni-Comuni ha rafforzato le autonomie locali con la riforma nel 2001 del titolo V della Costituzione; tuttavia, la mancata attribuzione di risorse consone alla gestione amministrativa non ha consentito lo sviluppo di un impianto culturale nazionale omogeneo.
In particolare in Toscana, il progetto di governance definito con il P.I.G.I. - Piano di Indirizzo Generale Integrato, approvato dal Consiglio Regionale Toscana con deliberazione n. 32 del 17 aprile 2012, all'interno del Piano Regionale di Sviluppo 2011-2015 - indica una volontà di crescita della capacità di cooperazione e collaborazione, attuabile tramite la progettazione integrata in ambito territoriale, che prevede la valorizzazione del ruolo dei soggetti-attori. Obiettivo importante del quadro di questa politica regionale è quindi quello di creare una comunità educante, in cui la qualità sia garantita nel tempo, facendo attenzione alla gestione razionale delle risorse. Gli elementi positivi rintracciabili nelle statistiche dei servizi educativi non esonerano tuttavia dalla necessità di un'attenzione specifica alle funzioni di governo c.d. programmazione, regolazione e controllo” . Le indagini periodiche svolte dalla Toscana sui servizi presenti nel territorio, unitamente al monitoraggio sulle diverse offerte, rappresentano lo strumento per procedere verso una coerenza interna al sistema, che consenta di conciliare qualità e sostenibilità delle politiche sociali in genere. In quest'ottica le funzioni del Coordinamento pedagogico e della Conferenza Zonale per l'istruzione La conferenza zonale per l'istruzione è stata prevista dalla Legge Regionale Toscana 3 gennaio 2005, n. 5. Tale conferenza concerne lo sviluppo a livello locale del sistema di educazione e istruzione (art.6 ter, comma 4, L.R.T. 32/2002) - , , che hanno fornito un ambito esclusivo per lo scambio e la progettazione delle politiche del settore, assumono compiti decisivi.
Non ci si deve stupire del contenuto del P.I.G.I. ove si evinca un certo aspetto innovativo. Ciò che è contenuto all'interno di tale Piano risultava già nella peculiare riflessione pedagogica palesata a suo tempo dal Prof. Catarsi che, con grande intuizione, aveva intravisto come progettare ed organizzare un ambiente confacente al percorso formativo dell'essere umano a partire dai primi anni di vita.

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