mercoledì 2 ottobre 2013

Arriva l'autunno. Cosa ci perdiamo se non usciamo all'aperto? Una esperienza 'forte', dalla Danimarca

In questi giorni sulla pagina Facebook della Rivista Bambini stiamo pubblicando diversi materiali e spunti di riflessione su ciò che si fa, si può fare e si dovrebbe fare nei nostri servizi con l'arrivo dell'autunno. Ragioniamo su quanto sia irrinunciabile il rapporto con la natura, con gli spazi aperti. Qui vi riproponiamo un estratto dal Dossier pubblicato dalla rivista nel dicembre 2011 sul tema del viaggio e della conoscenza di esperienze 'altre'. In specifico, questa che vi riportiamo riguarda un servizio danese che, e potrete capire il perché leggendo, ha molto colpito le educatrici che lo hanno potuto visitare. Se vi va di approfondire il resto della pubblicazione, la trovate qui. Nei prossimi 2 giorni, altri due estratti dal dossier.

Aarhus: varcare i confini
Libertà e autonomia nelle prassi educative danesi.
 A cura di Luigina Marone
Responsabile Servizi della prima Infanzia, Comune di Treviglio
  “Cultura  è  ciò che  rimane quando ciò che  è  stato appreso è stato  dimenticato”
Burrhus Frederic Skinner


La Provincia di Bergamo/Settore Politiche Sociali ha organizzato un viaggio studio nella città di Aarhus e dintorni, nel periodo dal 23 al 27 marzo 2009, finalizzato a conoscere le politiche educative e i servizi per l'infanzia della Danimarca.

È stata  per me la seconda esperienza di viaggi studio con la Provincia di Bergamo; andare in un altro Paese costituisce un'ottima possibilità di imparare dalla differenza qual è l'identità dei nostri servizi.
Ripensandoci ora, a distanza di 3 anni, ciò che è trasversale a tutti i servizi per l'infanzia visitati ad Aarhus e nelle sue vicinanze è l'inclusione di “momenti liberi” nella formazione scolastica dei bambini.



L'offerta formativa in Danimarca è molto diversa da quella italiana, i bambini della scuola primaria sono occupati in compiti istruttivi solo per 20/27 ore la settimana, il resto del tempo lo passano in Centri del tempo libero. Qui il gioco è ritenuto formativo della personalità dei bambini.  I bambini  e ragazzi sono liberi di annoiarsi, di mangiare quando hanno fame, di giocare al computer, di andare in cortile, di rimanere soli op- pure di aggregarsi ad altri e giocare in gruppo ecc. Queste dimensioni di auto-organizzazione sono alternate ai momenti di gioco o di conversazione guidati da un adulto.

Due parole ricorrono se penso ai servizi danesi: libertà e autonomia.
La libertà  indica  in generale,  la facoltà di vivere, di muoversi, di agire in modo autonomo, secondo la propria  volontà e la propria  natura, senza essere sottoposti a limitazioni e costrizioni.
L'autonomia deriva dal greco e significa darsi delle regole, impegnarsi, auto-vincolarsi.
…E le interpretazioni tradotte nella pratica educativa danese sono molto differenti da quelle italiane.

In Danimarca nel corso della stessa giornata il meteo può subire mutamenti repentini; ed è quanto è successo una mattina mentre effettuavamo una visita alla scuola dell'infanzia “Troldehøjen”, Kirstinelundsvej 22, Ølsted, a una sessantina di chilometri da Aarhus.

Eravamo all'interno della struttura quando ci siamo accorti che fuori era iniziata una tempesta di neve e, guardando il giardino da dietro la vetrata, abbiamo notato un bambino di circa 2 anni che stava esplorando da solo. Incuriositi, abbiamo interpellato Karin Eskesen, coordinatrice  del Danisk Reggio Network, che ci accompagnava durante la visita, e abbiamo scoperto che d'abitudine i bambini escono in giardino anche da soli e un educatore li segue quando diventano un gruppo di 4/6 bambini.
Usciti anche noi in giardino sotto la tempesta e guardandoci attorno, ci siamo accorti di dislivelli, cespugli e anfratti nei quali i bambini potevano sparire dallo sguardo dell'adulto.


Così ci è  venuto spontaneo chiederci:  quanti servizi da noi osano portare fuori in giardino i bambini anche d'inverno? Anche quando piove o nevica? E chi di noi se la sentirebbe di farli uscire da soli? O, ancora, quale gruppo di lavoro prevederebbe come formativi alcuni momenti della giornata dove tempi e spazi siano liberi e autogestiti lontano dallo sguardo dell'adulto? E già immagino le reazioni dei genitori e degli amministratori, forse vicine alle nostre avute in quei giorni di visite.
Qui gli adulti si occupano  dei bambini mentre preparano il fuoco, sistemano gli attrezzi, cucinano il pranzo, giocano e in questo modo li rendono responsabili di alcuni aspetti lega- ti alla vita quotidiana. Dentro e fuori, nella strutturazione degli spazi e degli arredi, sono rappresentate in modo equilibrato entrambe le dimensioni, quelle dell'adulto e quelle dei bambini.

Ed è interessante sapere che quello che acca de in questi tempi e spazi di autonomia e libertà può essere trattato tra educatori e bambini in gruppo o individualmente.
Tutto ciò è permesso da un contratto forte e chiaro tra gli adulti dei servizi, delle famiglie, delle comunità locali, delle istituzioni politi- che e delle  ASL, che permette di sostenersi a vicenda per far fronte ai rischi e ai pericoli incontrati nell'insegnare ai bambini a cresce- re autogestendosi.


Come abbiamo potuto dimenticare in Italia il potenziale educativo di questi momenti?

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