lunedì 17 febbraio 2014

Verso il convegno. Citazioni per riflettere. 3

Siamo agli sgoccioli: davvero pochi giorni al convegno Educazione e Politica. Noi vi proponiamo ancora qualche spunto di riflessione e approfondimento. 
Qui lo stralcio di una intervista a Vea Vecchi, riferita al testo "I cento linguaggi".

Buona lettura!



Gandini: Qual è l’influenza dell’atelier sul funzionamento della scuola?
Vecchi: Sono convinta che includere un atelier nella scuola possa rendere il processo educativo e l’esperienza di apprendimento dei bambini più ricca e completa. I linguaggi espressivi non dovrebbero essere considerati opzionali o marginali ma essenziali come le altre discipline (gli altri linguaggi). Sono inoltre convinta che la struttura specifica dei linguaggi espressivi usati in atelier (visuali, musicali, verbali, del corpo e altri) intrecciano insieme emozioni ed empatia con la razionalità in modo naturale e inseparabile. Questo intreccio va a favore della costruzione dell’immaginario e di un approccio più ricco alla realtà e contribuisce alla formazione di una prospettiva più aperta e articolata dell’apprendimento. Penso che questi concetti siano una parte essenziale su cui basare ulteriori riflessioni.
Le connessioni e gli intrecci tra differenti discipline e i linguaggi dell’atelier spesso producono, nei nostri progetti, un cambiamento dei punti di vista predefiniti e favoriscono un approccio più complesso ai problemi, rivelando gli elementi espressivi, empatici ed estetici che sono inerenti a ogni disciplina o problema specifico. Non è sorprendente, infatti, che l’integrazione delle tecnologie digitali abbia avuto un impatto differente nelle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia rispetto a molte altre scuole: questa esperienza è stata, ed è tuttora, ricca di immaginazione e scoperte, stimolo alla invenzione individuale e di gruppo e… molto allegra.
Sono pienamente consapevole del fatto che sia ingenuo supporre che sia sufficiente introdurre un atelier e un atelierista in una scuola e aspettarsi che ogni cosa sia automaticamente trasformata e arricchita. Una trasformazione può avvenire solo se l’intero programma educativo viene fondato su basi ricche e vitali di insegnamento e di apprendimento. Inoltre, credo che, affinché l’atelier possa compiere il suo ruolo efficacemente oggi, il lavoro debba essere fatto deliberatamente in quattro aree. Per prima cosa, dobbiamo considerare che l’arte spesso ha la funzione di stimolo: consiglia nuovi concetti di esplorazione e di elaborazione, offrendoci visioni poetiche e non conformiste e interpretazioni della realtà non convenzionali. L’arte dovrebbe perciò essere una delle risorse primarie di ricerca e di ispirazione nelle scuole, con però alcune attenzioni. È importante non assorbire solo la parte formale dei lavori artistici, come spesso succede, ma lavorare sulle idee che le opere suggeriscono e concentrare l’attenzione sui concetti che hanno generato i lavori artistici. Questo non può accadere se non stimiamo i bambini e i ragazzi, non li lasciamo liberi di sperimentare i loro punti di vista, non abbiamo fiducia nella loro capacità creativa. Uno dei grandi insegnamenti dell’arte è la libertà di pensiero e il coraggio della sperimentazione e della ricerca.
In secondo luogo, dobbiamo rendere evidente e visibile, attraverso l’osservazione e la documentazione, l’intreccio vitale fra i modi di conoscere di tipo cognitivo e quelli di tipo immaginativo. Dobbiamo inoltre mettere in luce gli elementi personali così come quelli sociali che fanno parte di ogni rappresentazione supportata dal binomio apprendimento-insegnamento. Allo stesso tempo, è necessario rendere più visibile il contributo dell’atelier, attraverso la documentazione dello sviluppo dei progetti portati avanti in altri campi della conoscenza, come la letteratura, la matematica, la scienza...
In terzo luogo, dobbiamo rivolgere una particolare attenzione ai processi di apprendimento attraverso i media digitali, un soggetto ancora poco esplorato dai bambini nell’ambito educativo così come noi lo intendiamo. Troppo spesso l’esperienza digitale nella scuola si esaurisce semplicemente nella sua forma funzionale e tecnica. Se l’ambiente digitale fosse utilizzato anche in modo creativo e immaginativo, rivelerebbe un alto livello di potenziali espressivi, cognitivi e sociali, così come interessanti possibilità per lo sviluppo. È certo necessario riflettere e comprendere meglio i cambiamenti che l’ambiente digitale introduce nel processo di comprensione, ciò che aggiunge, toglie o modifica nell’apprendimento attuale. La presenza e il contributo dell’atelier può essere sorprendentemente innovativo nell’approccio e nell’esplorazione del materiale digitale, così come dimostrano alcune esperienze che hanno avuto luogo nel corso degli anni nelle nostre scuole.
Il quarto e ultimo aspetto da considerare è la relazione tra le scuole e la città. È una relazione che la cultura e la struttura comunicativa dell’atelier può efficacemente supportare costruendo contesti per la visibilità e la conoscenza della cultura dei bambini e della scuola e, più in generale, dell’importanza dell’educazione. È una cultura che, se riconosciuta, può contribuire più di quanto si pensi comunemente a una riconsiderazione radicale della città e a un miglioramento della qualità della vita. La documentazione didattica è inoltre stata, ed è ancora oggi, una testimonianza e un veicolo importante per far conoscere, condividere e raccontare ciò che succede nelle scuole e alimentare la discussione e il confronto con insegnanti e famiglie sulla conoscenza dei bambini e sul valore dell’educazione.



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