mercoledì 25 giugno 2014

PENSIERI IN LIBERTÀ di Cinzia Mion. Anticipo a 5 anni. Ancora?

Cinzia Mion è Psicopedagogista e Psicomotricista; già dirigente scolastico e membro della Commissione Ministeriale Pari Opportunità di Roma, collabora con varie università. In questo contributo affronta il tema dell'accesso alla scuola primaria anticipato a 5 anni. 

E pensare che sono passati già parecchi anni dal libro di Neil Postman “La scomparsa dell’infanzia”, cosa dovremmo dire allora oggi che la Ministra di turno torna alla carica con la proposta di “decapitare” la scuola dell’infanzia di un anno per proporre tout court l’anticipo a 5 anni della scuola primaria?


La sollecitazione deriva dall'annoso problema (è veramente un problema?) di equiparare agli altri paesi europei il percorso scolastico che dovrebbe terminare ai 18 anni invece che ai 19 come attualmente accade.
Prima di individuare questo come “il” problema perché invece non impariamo qualcos'altro dagli altri paesi europei...
Nell'inserto del Corriere “La lettura”, c’era negli scorsi giorni un bellissimo articolo di Andra Bajani su quello che dovrebbe diventare la nostra scuola che non sa più stupire... e perde il contatto vitale con i suoi studenti...
Ma ritorniamo al tema di fondo: che razza di proposta è quella che scaturisce non da un’analisi seria “dalla parte dei bambini” della problematica in questione ma da una specie di “pensiero scorciatoia” (come tempo fa è stato definito da Michele Serra) considerato quasi una deleteria deriva sociale che si sta diffondendo proprio quando da più parti si raccomanda invece il pensiero riflessivo. Dobbiamo ridurre di un anno il percorso scolastico? Perché non intervenire subito: tanto i bambini quando arrivano alla scuola primaria sanno per la maggior parte già leggere e scrivere? (ah... le pratiche scriteriate di addestramento da parte di docenti sprovvedute che così riempiono di didattiche approssimative, ma guidate da pubblicazioni infauste, il loro vuoto creativo e la difficoltà a stupirsi davanti all'età meravigliosa dei bambini/e che hanno  davanti, affascinati sempre dalla scoperta e dall'esperimento).

Zacchete: il gioco è fatto! Si inizia l’obbligo a 5 anni. Gli edifici sono pronti, non esiste il problema di generalizzare la scuola dell’infanzia, caso mai qualcuno pensasse di applicare l’obbligo al terzo anno della scuola dell’infanzia...

Per fortuna sono già comparsi parecchi articoli, che invito a reperire e leggere, da parte delle associazioni professionali contrarie a questa  proposta (MCE, CIDI ecc.) con argomentazioni diverse ma in parte simili e articolate, come quella che la scuola dell’infanzia è ancora un baluardo importante nei confronti del disagio socio-culturale e che il suo intervento precoce e significativo è utilissimo nei confronti del disagio di “non apprendere”. Una scuola intera però, non dimezzata.

Purtroppo è già troppo presente di per sè, da parte di alcuni genitori narcisisti, la voglia di mettere in pista i loro bambini il più presto possibile; se dopo ci si mette anche la politica istituzionale, che per dettato esplicito dovrebbe garantire il diritto allo studio per tutti, sostenuto però da riflessioni di spiccato spessore pedagogico (com'erano dal dopoguerra agli anni Novanta i provvedi- menti legislativi), allora siamo proprio fritti!
Se invece di aiutare i genitori nel loro compito educativo, sempre più difficile da assumere, si solletica la loro già eccessiva enfasi sulle prestazioni dei figli (scolastiche, sportive, artistiche ecc.) – come ha recentemente sottolineato Massimo Recalcati – non si fa un buon servizio alla comunità educante.


I bambini  oggi giocano pochissimo (è quasi sparito il gioco libero); usano poco le mani (fra un po’ avranno soltanto polpastrelli ipertrofici per un precocissimo uso degli strumenti  digitali touch; si muovono poco (trasportati da passeggini fino a età improponibile e poi scarrozzati con l’automobile – come denuncia il movimento Moving School 21); stabiliscono e praticano  relazioni significative quasi solo a scuola (incontrare i loro amici risulta essere la prima motivazione esplicitata nei sondaggi per cui è piacevole andare  a scuola); subiscono la devastante valutazione su scala numerica decimale a partire dalla prima classe della primaria... 

(e  ora qualcuno vuole anticipare questo stress a 5 anni?).

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