lunedì 16 febbraio 2015

Pensieri in libertà - gennaio 2015. COMUNQUE MAESTRA TELEVISIONE



di Daniele Barca,
Dirigente scolastico, Istituto Comprensivo di Cadeo e Pontenure (Pc)


Qualche giorno fa mia figlia mi chiede: “Ti ricordi quando guardavamo insieme i Numerotti?”. Non so a quanti di voi dicano qualcosa. È un cartone animato (con scenette interpretate) avente come protagonisti i numeri che si animano e partecipano a storie con problem solving matematici, rivolgendosi anche allo spettatore che è spinto a rispondere ai quesiti posti. 




Di simili cartoni, che coniugano intrattenimento e apprendimento, per i 3-6 anni è piena la proposta televisiva. Anzi, con il digitale è esplosa: Dora, Piccoli Einstein, tutta la produzione Disney, l’Agente Speciale Oso. Una mission per ogni episodio in cui vengono proposti piccoli compiti teorici o pratici.
Due cose mi hanno colpito dell’osservazione di mia figlia: a distanza di 5 anni, il ricordarsi del cartone e della mia presenza. Io me n’ero scordato, anche se di cartoni, quando posso, ne vedo molti. Lo ritengo uno strumento preziosissimo di aggiornamento. Come anche i telefilm per preadolescenti di quei canali del digitale che (ci avete fatto caso?) sono stati radunati uno dopo l’altro come una volta avevamo di seguito Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Possiamo evitarli, considerarli secondari o “cattivi maestri” ma sono presenti nella vita dei bambini, anche di quelli cui la tv è vietata (attraverso i dialoghi con gli altri) o contingentata (solo un’ora al giorno). Non abbiamo percentuali di chi accede a cosa (anche se sarebbe interessante...) ma un dato è certo: prima di entrare in un’aula e al ritorno a casa, i bambini sono immersi in un mondo fantastico di luci, colori, parole, suoni, sollecitazioni che non sempre a scuola si incontrano. È quello che chiamo il curricolo parallelo. La Peppa all’infanzia, Violetta alla primaria (con uno slittamento di valori e riferimenti eccezionale verso l’adolescenza, trattandosi di ragazzi che si prendono, si mollano ecc.), gli One Direction alle secondarie inferiori (quando va bene...). Un curricolo da cui i tutti i nostri figli imparano facilmente, con piacere. Quasi l’opposto della scuola, dove apprendere seleziona, è difficile, a volte noioso. Mi sono appassionato al perché.
Ho letto Mainstream di Frédéric Martel, un giornalista che racconta il suo viaggio nei colossi della comunicazione anche per bambini e spiega come Disney, Warner Bros, gli indiani di Bollywood costruiscano successi internazionali con l’aiuto di pedagogisti che coniugano intrattenimento, apprendimento e interesse (economico). Che cosa fare come scuola? Conoscere, non “scimmiottare”, non farli vedere a scuola quando non si sa che fare, ma capire che cosa nel profondo rende attrattivo quel cartone. Quali strategie comunicative replicare? Quali corde della mente e del cuore toccare? E perché no, in che modo utilizzare una macchinetta digitale per rendere i bambini protagonisti? Non “Guardati il film”, ma “Facciamoci il film!”.
E noi genitori? Ricordiamoci che l’immagine filmica è un flusso senza mediazione. A meno che non ci si sieda accanto, senza fare particolari mediazioni, cercando di capire che cosa racconta quella storia. Chissà che i nostri bambini non se ne ricordino qualche anno dopo.

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