mercoledì 11 marzo 2015

Pensieri in libertà - febbraio 2015. IL SALTO TEMPO DI ISCRIZIONI


di Daniele Barca, 

Dirigente scolastico, Istituto Comprensivo di Cadeo e Pontenure (Pc)

Parlo d’iscrizioni alla prima classe della primaria volutamente in ritardo rispetto alla scadenza dei termini. Non vorrei influenzare nessun genitore – a cui specialmente mi rivolgo in questo articolo – su un tema che, nei nostri ricordi (il primo giorno di scuola), costituisce un caposaldo. Meno, forse, per i nostri genitori. Oggi, invece, è anche il primo giorno di scuola per i genitori. 




Non tanto per il merchandising legato all'evento che, grazie anche alle campagne promozionali, inizierà tra poco e preoccupa un po’ i portafogli, quanto piuttosto per motivazioni e pensieri legati a questo vero e proprio “salto”. Tanto più se nell'infanzia si è fatta molta scolarizzazione o se l’impostazione della classe prima (meglio dire delle maestre che sono in prima, giacché purtroppo ancora oggi la persona fa la differenza) è molto banco-frontale. Sì, sì, già sento le voci di protesta che si levano: “Ma in prima si lavora molto sulla relazione, sullo stare insieme, sul contatto con il bambino”. Ok, ma non abbiamo dati su questo e io qualche dubbio lo insinuo, per lo meno sulla generalizzazione dell’approccio (del resto che “parole in libertà” sarebbero?).
Sicuramente mentre leggerete, genitori del salto, avrete già scelto tra tempo normale e tempo pieno. La possibilità di accedere nello stesso modo a queste due opportunità è, ovviamente, variegata a seconda della geografia e delle tradizioni del nostro Paese. Vi avranno spiegato che, idealmente, ogni tempo si adatta alla modalità di apprendimento del bimbo. Quello normale è pensato per quei bambini più precisi, attenti, responsabili e motivati, che riescono in poco tempo a immagazzinare informazioni e che sono abbastanza saggi da sedimentarle quotidianamente da soli; il tempo pieno è invece pensato per quelli che carburano più lentamente ma poi sono dei diesel, che apprendono meglio su tempi lunghi e insieme agli altri. Diciamo che, forse, la vostra scelta è stata originata dalla sempre più frenetica organizzazione familiare anche rispetto ai tempi di lavoro e di spostamento, o dalla disponibilità dei nonni (“Ah, se non ci fossero!”). Diciamo anche che, forse, storicamente nel vostro comune nel tempo pieno confluiscono tutte le casistiche sociali e non, mentre in quello normale c’è la scelta schiera di bimbetti simpatici, carini e “normali”. Diciamo anche che, magari, un occhio alle maestre in uscita dalle quinte della primaria (e quindi passibili di ricominciare il ciclo) si dà. Quindi la scelta diventa una conventio ad excludendum, sia per avere il meglio che per evitare il peggio.
Che dire? Rac-chiudo la formula in uno slogan: tempo pieno o tempo normale purché sia di qualità! Passare da una dimensione ludico-conoscitiva come l’infanzia alle 40 ore seduti, soprattutto di pomeriggio, può risultare davvero un salto mortale! La risposta è la didattica attiva, laboratoriale: prevedere nei pomeriggi argomenti e processi didattici che richiedono un coinvolgimento. Quindi motoria, arte o informatica? Non solo, anche matematica! Provate a visitare questo sito: http://percontare.asphi.it. Una modalità di proposta diversa per un tempo e un apprendimento di qualità.

Nessun commento:

Posta un commento