venerdì 9 ottobre 2015

Pensieri in libertà - Settembre 2015. L’ANNO CHE VERRÀ

di Daniele Barca
Dirigente scolastico, Istituto Comprensivo di Cadeo e Pontenure (Pc)

L’anno (scolastico) che verrà sarà ricordato per essere quello della legge 107/2015, meglio nota come la “Buona scuola”. Per quanto la scuola dell’infanzia non venga toccata direttamente dal provvedimento, credo che vi siano almeno un paio di buone occasioni da cogliere. 
Parlo della messa a sistema – con la triennalizzazione – dell’offerta formativa e della centralità del rapporto di autovalutazione. Per quanto riguarda la prima, calcolando anche il crescente numero di istituti comprensivi, forse sarà l’occasione per dare vera centralità alla scuola dell’infanzia nell’assetto complessivo di ogni istituzione scolastica. Non sempre accade, ma l’essere “separati in casa” non giova non solo alla progettualità dell’infanzia, ma anche e soprattutto a quella dell’intera scuola. Costrui­re curricola verticali veri, non solo sulla carta o nelle intenzioni, rea­lizzare attività reali di continuità, aprire la formazione interna a tutti gli ordini di scuola, aiuta a evitare fenomeni sempre più diffusi per cui la famiglia alla scuola dell’infanzia cerca la maestra “mamma”, accogliente e premurosa, mentre alla primaria vuole assicurarsi la mae­stra di polso, che “sa tenere” la classe, come fosse un puledro impazzito; per cui si programmano insieme attività ma vi è difficoltà nello scambiare i ruoli e i gruppi classe; per cui l’inglese, che in forme ludiche può essere introdotto efficacemente sin dai 3/4 anni, non può essere sperimentato da un gruppo di docenti, dall’infanzia alle medie, che studia le forme e le modalità migliori per proporlo nelle classi, ognuno con le proprie competenze, di animazione o linguistiche, formandosi e autoformandosi sulla pratica didattica.
Ecco, l’augurio è che nei piani triennali delle vostre scuole l’infanzia non sia un capitolo separato ma parte vera di un processo autentico. In modo che anche l’investimento di risorse finanziarie, umane, strumentali sia commisurato a un ruolo diverso nell’economia gestionale della scuola. Così anche speriamo che gli obiettivi di miglioramento presenti nei rapporti di autovalutazione tengano presenti le esigenze dell’infanzia, che non riguardano solo acquisti e risorse, ma soprattutto concepire il bambino come un unicum in evoluzione che può essere sempre potenziato. Un accento forte nel RAV (Rapporto di Autovalutazione) è dato dagli esiti Invalsi. Beh, io credo davvero che l’abitudine al ragionamento, al pensiero matematico, alla logica possa nascere nelle aule d’infanzia. Ci credo così tanto da sospettare che in qualche classe iniziale della primaria, l’attaccamento al libro, ai “bei” quaderni compilati (ma in questo siamo colpevoli anche noi genitori e i confronti da bar fuori dalla scuola), sia un freno allo sviluppo del pensiero logico; così anche come la sottovalutazione nelle stesse classi del ruolo della matematica e delle scienze, “ancillae litterarum” (nel senso dell’imparare a leggere e scrivere). La speranza è che la scuola dell’infanzia sappia raccontarsi in maniera più sistematica, non come giardino recintato, chiuso, ma come inizio di un percorso – ci auguriamo per i nostri figli – ventennale. E che il resto dell’istituzione scolastica sap­pia riconoscere il ruolo centrale di quest’età nello sviluppo di vere competenze per il futuro.

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