venerdì 8 gennaio 2016

Domandando si impara - Dicembre 2015. PERCHÉ I BAMBINI NON ASCOLTANO?


di Elisabetta Marazzi

Una delle cose su cui sempre più spesso ci interroghiamo è il grande tema del rispetto delle regole e dell’ascolto attivato dai bambini nei confronti dell’adulto… Vengono alla mente situazioni in cui l’educatore si trova a ripetere continuamente le stesse regole e a ribadire cosa sia o non sia lecito fare. In questa ripetizione siamo altrettanto portati a sottolineare che le regole sono uguali per tutti e che se alcuni le rispettano devono farlo anche gli altri.


Simili pensieri rimandano a concetti come la non modificabilità della regola e il principio di eguaglianza tra le persone e richiamano alla mente l’art. 3 della Costituzione Italiana che così dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
L’art. 3 sottolinea come il rispetto dell’uguaglianza significa rispettare le diversità e le specificità di ciascuno. Ecco quindi che se rispettiamo le diversità, inevitabilmente le regole stesse dovranno essere differenziate e/o ridiscusse in relazione ai singoli soggetti e ai gruppi coinvolti nella relazione educativa.
Si potrebbe ipotizzare che, nell’eccessiva diversità, la regola possa perdere di significato ma, forse il valore della regola non sta nella regola stessa quanto nei significati e nella valenza relazionale che trasmette. Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che il “no” e il limite non stanno nella parola quanto negli atteggiamenti verbali e non verbali che accompagnano la parola, nel modello che offriamo rispettando noi in primis, come adulti, le regole che riportiamo ai bambini, nel nostro modo di ragionare con loro sul senso delle regole e nel nostro modo di essere.
Siamo tutti consapevoli dell’importanza di avere/dare dei limiti, una cornice che contenga facendoci sentire sicuri, riconosciuti, pensati e protetti, ma tale contenitore perde di senso se deve essere letto solo come un’imposizione e non come un obiettivo. Sovente quello che perdiamo di vista nel dialogo con i bambini è che la regola e il limite diventano sempre rappresentativi di qualcosa che non è possibile fare. Forse la regola e il “no” possono divenire l’occasione per cui c’è altro che può essere fatto: non il sacrificio, non il vincolo come mancanza, non l’impedimento ma un’occasione per vedere e cogliere le altre possibilità e occasioni che le regole stesse offrono. È come quando i bambini, nel costruire il loro gioco, spendono tempo a definire le regole del gioco stesso più che a giocare… il vero piacere sta nella definizione di queste regole e nell’occasione che stanno offrendo: ad esempio, l’opportunità di conoscenza dell’altro, di ricerca di mediazioni e possibili risposte, di sperimentazione di modelli comunicativi e punti di vista differenti, di comprensione che una molteplicità di differenze possono essere rispettate.
Allora chi non ascolta? L’adulto o il bambino? I bambini forse, ascoltandoci, ci dicono che hanno bisogno di capire perché, che vogliono essere parte attiva nel percorso di interiorizzazione delle regole, che auspicano di poter stare in una relazione di fiducia con adulti che si affidano consapevolmente a loro, non delegando ma scegliendo responsabilmente… ci chiedono di accompagnarli in un cammino che permetta loro di sostituire il dover essere con il voler essere!  


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