venerdì 8 gennaio 2016

Pensieri in libertà - Dicembre 2015. PER UN MONDO DIGITALE


di Daniele Barca


Lo scorso 27 ottobre il MIUR ha pubblicato il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) http://www.istruzione.it/scuola_digitale/index.html: 35 azioni e una serie di sinergie per far sì che il digitale a scuola non sia un optional ma un diritto per tutti gli studenti. Che cosa c’entra questo con la rubrica “Pensieri in libertà” in una rivista dedicata all’educazione dei bambini più piccoli? C’entra, perché il piano è proprio per loro.

Studiato con effetti temporali che vanno dai 3 ai 5 anni, ha l’ambizione di pensare a Daniele, che oggi a 3 anni gioca a scuola con il metodo Munari (mentre a casa impazzisce per lo smartphone della mamma) e che allora sarà in prima alla primaria, o a Veronica, che a 5 anni sforna pizze di plastilina (e va matta per i film sempre più animati digitalmente e 3D) e alla fine del Piano sarà alla secondaria di primo grado.
Immagino che tra molti dei lettori le perplessità sul digitale siano tante. Soprattutto sul web, sulla modificazione delle funzioni manuali e intellettive, sulla trasformazione degli equilibri relazionali e sociali ecc. Anche io ne ho. Ma confesso che mi interessa più la soluzione al problema che il problema in sé.
Il Piano si articola in tre parti: una dedicata agli strumenti, una alle competenze e una alla formazione dei docenti. Il vero cambiamento di mentalità, però, sta nelle prime pagine e in tutta l’impostazione. Qui non si parla di informatica, di programmazione, di pc, di tablet o, perlomeno, si parla anche di questo. Il focus però è sull’educazione nell’era digitale. Il Piano dice: esiste questo mondo, fa parte delle nostre vite, può la scuola o l’insegnante ignorarlo e starsene alla larga? No, è utile, e questa è anche la mia posizione personale. Anzi, si deve sporcare le mani, per capire ma anche indirizzare, per conoscere, ma anche portare a suo vantaggio. Sennò a fare da formatori ci saranno i software, le televisioni digitali, gli strumenti stessi. Non nel senso che sparirà il docente, che ha resistito anche all’e-learning che si trasforma continuamente, ma nel senso che l’impostazione del nostro rapporto con i contenuti (oggi sempre più digitali) sarà dettata da altri interessi.
Questo Piano, con le sue soluzioni coordinate, sa di scuola dell’infanzia: gli atelier, gli ambienti per la didattica digitale integrata sono tutte idee che non prendono solo il nome, ma anche la ratio dai campi di esperienza: spazi – ci auguriamo belli, interattivi, comodi – dove i ragazzi che verranno possano fare esperienza di digitale ma anche di manualità, di creatività, di scienze, di letteratura, sempre più esperienziali e laboratoriali. Il fare, la collaborazione, la costruzione, finanche la manualità trovano un nuovo significato nell’era digitale: che non è solo virtualizzazione o simulazione, ma che è toccare con mano gli oggetti e renderli vivi con meccaniche e ragionamenti. Quest’anno osservate le vetrine e gli scaffali dei regali di Natale: oltre alle costruzioni di vario genere, si moltiplicano i kit per animarle. Un famoso gioco meccanico francese della mia infanzia riporta sulla copertina: adatto per le discipline STEM (scienze, tecnologie, matematica).
Chissà se Babbo Natale penserà a Daniele e Veronica che, abbandonando il touch e la tv, possano avere un Natale da maker e costruirsi il proprio giocattolo (digitale).

Ecco la scuola digitale per come è raccontata nel PNSD è proprio questo: offrire a tutti una nuova idea più cre-attiva del digitale. Per Daniele e per Veronica.

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