lunedì 1 febbraio 2016

Domandando si impara - gennaio 2016. PERCHÉ I GENITORI NON ASCOLTANO?

di Elisabetta Marazzi

Genitori che sembrano fare quello che vogliono, genitori che non rispettano gli orari, che sembrano non interessarsi allo stato di salute del loro bambino e degli altri bambini del nido o della scuola, che chiedono in relazione alle loro priorità senza interrogarsi sul senso delle azioni che vengono compiute dalle educatrici, che sembrano non vedere perché non domandano o che sembrano invadere spazi non propri perché chiedono troppo.






Le famiglie appaiono diverse, sono cambiate: a più riprese senti dire che certi atteggiamenti sono peggiorati, che manca un’assoluta lettura di quello che è il valore della esperienza che accade dentro il contesto educativo e che le famiglie chiedono e basta pensando solo a se stesse, ai propri bisogni e alle proprie caratteristiche di adulti. Ecco allora che sempre più spesso ci si chiede: “Come facciamo a far arrivare un certo tipo di messaggio?”, “È giusto dire sempre sì?”, “Il bambino con i suoi bisogni, in tutto questo, che fine fa?”, “La mia professionalità che valore assume? Sento che viene svilita nei suoi significati!”.
Le famiglie sono cambiate, ma questo era ed è inevitabile: cambiano i contesti sociali ed economici, cambiano le richieste prestazionali delle realtà in cui viviamo, mutano i ruoli assunti da ciascuno nei contesti famigliari, noi stessi entriamo in contesti culturali differenti che ci mettono in contatto con conoscenze altre rispetto a quelle con cui siamo cresciuti… come potrebbero quindi le famiglie non modificarsi? E pertanto, come potremmo noi continuare a svolgere il nostro lavoro senza tenere conto della realtà che noi stessi contribuiamo a creare e senza costruire dialoghi di senso con questa stessa realtà?
Per lunghi periodi le famiglie sono state tenute fuori dai contesti educativi e il loro accesso veniva formalizzato solo attraverso alcune occasioni specifiche. Per molto tempo chi si occupa di educazione ha lamentato il disinteresse delle famiglie nei confronti di quanto accade nei luoghi educativi di vita dei loro bambini. Poi un giorno un genitore chiede perché abbiamo cambiato le foto dell’ingresso o come mai non è ancora stato esposto il progetto educativo dell’anno, o ancora perché è così importante portare i bambini in giardino anche a dicembre con il freddo. Allora è lì che si apre un mondo, lì è lo scarto tra il cogliere in un quesito una lamentela o un’occasione di approfondimento! Le famiglie chiedono per comprendere, i genitori nutrono curiosità e bisogno di comprensione per quanto accade nei contesti educativi, gli adulti di riferimento dei bambini che frequentano le nostre scuole, nidi, spazi gioco ecc. domandano di divenire parte attiva di un percorso e noi dovremmo essere altrettanto consapevoli che “la partecipazione delle famiglie non è un elemento accessorio ma fondante nel progetto di un servizio educativo” (A. Fortunati, a cura di, Il mestiere dell’educare, Edizioni Junior, Bergamo, 1998). Ecco allora che forse non si tratta tanto di genitori che non ascoltano, quanto di sostenere luoghi che favoriscano ascolto reciproco, non si tratta di pensarla tutti allo stesso modo ma di accogliere punti di vista diversi dal cui confronto possano generarsi nuovi saperi e nuove opportunità educative per i servizi, le famiglie, le équipe educative, le realtà sociali e territoriali e, quindi, i bambini! …Ma ne riparleremo il prossimo mese!

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